Raku experience: 3 elementi in team

Terra, acqua e fuoco: sono gli "ingredienti" necessari ad effettuare una cottura "raku".


Quest'esperienza l'avevo già provata qualche anno fa, uno dei primi in cui ho iniziato a frequentare il corso di creta che occupa molti dei miei sabati pomeriggio, ma credo che allora il blog non ci fosse ancora…
Poi ecco che Barbara, una delle persone che vengono al corso, qualche mese fa, inizia a chiedere se qualcuno di noi è interessato a ripeterla.
L'idea non mi spiace, penso a cosa realizzarare.
Una scultura di sicuro. Poi… vediamo… Ecco!
Una ciottola: alla fine il Raku è nato proprio per le ciotole! Quelle del Tè.
Questa antica tecnica infatti ha origine in luoghi e tempi lontani: pare che l'idea sia venuta in mente ad un artigiano coreano nel XVI secolo d.C. in Giappone.
Nata come esaltazione dell'armonia delle piccole cose, è legata (come ho già anticipato) alla cerimonia del tè: un rito incentrato sulla tazza, che veniva passata di mano in mano dagli ospiti.
Questa tecnica, si è affinata nel corso dei secoli, e oggi viene applicata a diversi oggetti consentendo così di creare delle vere e proprie opere d'arte.
Ma tornando a questa esperienza. Nel giro di qualche settimana finisco la mia ciotola e la mia scultura che vengono cotte in forno una prima volta.
Ora non resta che contattare Paolo, un'artista che lo fa per passione e professione per effettuare la cottura raku.
Concordato il giorno, ecco che ci ritroviamo in 3 (io, Barbara ed Ester) ognuno con i propri oggetti pronti per essere colorati.
Eccoli qui: 4 sculture, 2 tazze e 2 piatti.


Il modo più semplice e veloce di colorare i pezzi, è per immersione, ed io, per la mia scultura, il giorno prima mi sono prodigato in un mascheramento delle superfici che volevo restassero bianche (almeno prima della cottura, poi capirete perché) con lo scotch di carta.
Iniziamo a preparare il colore, uno smalto che si deposita alla velocità della luce, che ci costringe a mescolare in continuazione: sembra di fare una polenta!
Raggiunta la consistenza ottimale gli oggetti vengono immersi solo pochi secondi e vengono estratti, e pochi minuti dopo, il colore è già asciutto.




Ora posso togliere lo scotch dalla mia scultura: disastro! Il colore è penetrato al di sotto andando a sporcare le zone che volevo restassero linde.
Per fortuna non è un danno irreparabile, infatti si pulisce con facilità e molta pazienza.
Ora che i miei pezzi sono colorati, è il turno delle altre, ed io non ho più niente da fare, quindi mi concedo un giro  per il giardino di Paolo.
Spazioso, porticato rilassante: insomma una meraviglia! E che invidia...







poi ecco che, dopo il primo impatto, inizio a notare delle piccole meraviglie come questo "mobile"


oppure questo giardino d'erba in miniatura fatto di minuscoli vasi che sembrano dei ditali!



Ma ecco che hanno terminato di colorare anche la altre due. Trasportiamo tutto dallo studio di Paolo fino in fondo al giardino, dove si trova il forno.


Gli oggetti vengono posizionati al suo interno in un tetris d'argilla, poi viene messo il coperchio, si accende e...


Basta. per ora non dobbiamo fare più nulla: il forno deve lentamente raggiungere i 950° (+ o -).
Approfittiamo della lunga pausa (circa un'ora e 20) per una tazza di caffè e un paio di fette di torta gentilmente offerta da Ester.
Poi ritorniamo al forno. Dalla fessura al centro del coperchio si intravvedono oggetti ormai incandescenti ed il misuratore indica l'approssimarsi della temperatura che indica che i pezzi sono quasi pronti.



Paolo inizia a preparare l'occorrente: riempie una serie di tinozze di trucioli e segatura, altri di acqua,



indossa guantoni da astronauta e mascherina per evitare di respirare i fumi non proprio salutari che gli ossidi emanano.
Gli lasciamo spazio per potersi muovere con più facilità.
Ora il forno viene scoperchiato e con l'aiuto di una grossa pinza gli oggetti vengono estratti uno alla volta.


Il passaggio successivo consiste nel metterli a contatto con materiali combustibili (nel nostro caso la segatura ed i trucioli), così facendo i pezzi prendono fuoco e si provoca una grossa riduzione di ossigeno.




Soffocate le fiamme, è il momento dell'acqua che provoca un ultimo shock termico finale.





Ora gli oggetti sono pronti, anche se al momento non si capisce bene come siano, perché una patina nera li ricopre quasi totalmente.
Ma già dopo una prima pulitura si intravvede l'esito…




L'imprevedibilità del risultato rende questa cottura emozionante: i pezzi potrebbero rompersi se ci sono imperfezioni, e sia il colore che le innumerevoli piccole crepe possono dare esiti diversi rendendo unico ogni pezzo.
Ed eccoli dopo una pulizia più approfondita:
le 3 sculture di Ester,


la mia  ciotola,




e la mia scultura che dove non è stata ricoperta dalla cristallina, si è annerita come volevo!




Mancano le foto degli oggetti di Barbara, ma la "signorina" in questo momento si trova a Bali per una vacanza!

4 commenti:

  1. Che meraviglia... avete visto le vostre "creature" nascere dal fuoco!! Bella soddisfazione creare qualcosa con le proprie mani, soprattutto con questi risultati!
    Buona settimana

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    1. Grazie Iolle! Molto gentile.
      Questa tecnica rende tutto molto più bello. Spesso non si pensa a ciò che c'è dietro alla creazione di un oggetto pensiamo solo: ci piace o no. Invece conoscendo la tecnica, il tempo e la passione di chi l'ha creato, si apprezza molto di più! Se ci aggiungi poi il fatto di averlo fatto con le tue mani...
      Buona serata anche te

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  2. Sono fantastiche queste sculture,siete state bravissimi.Che bello a creare qualcosa così unico con le proprie mani.valentina

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    1. Sì, dà una certa soddisfazione, soprattutto alla fine quando si vede il risultato imprevedibile. Ciao Valentina

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