mercoledì 28 agosto 2013

Turchia: colori, profumi e... autobus!

Nel precedente post ho anticipato il fatto che mi sono assentato da casa per una decina di giorni.
Questo viaggio era in programma da diversi anni, ma alla fine veniva sempre rimandato. 
Finalmente quest'anno ci sono riuscito! La meta? La bellissima Turchia!
Un paese che offre innumerevoli possibilità di viaggi: per chi ha voglia di relax il suo mare turchese, per chi si sente Indiana Jones le moltissime rovine di antiche civiltà, per chi ama la natura i paesaggi mozzafiato, poi Istanbul... insomma ce n'è per tutti i gusti.
Io ha cercato di concentrare il tutto in questi pochi giorni a disposizione.
Mezzo di locomozione: gli autobus.
Piccola parentesi: il servizio è capillare, si può davvero andare ovunque e i mezzi offrono una serie infinita di comfort (tv, internet, aria condizionata ecc.) e poi sono molto economici!
Ma torniamo al viaggio: per cominciare il mare!
Arrivo all'aereroporto di Antalya, bus per circa 4 ore e arrivo a Kas piccola e graziosa cittadina della Costa Turchese. Sembra un pò di essere in Grecia: vie strette e tortuose si aggrovigliano a formarne il centro, bouganville si arrampicano sulle facciate delle case, e poi tutto è colore!





Unico neo: non ha una spiaggia! Infatti il paesaggio è montuoso e ad incontrare il mare ci sono solo gli scogli. Ma poco importa, con una ventina di minuti di bus, si possono raggiungere delle fantastiche spiagge: una di queste è Kaputas Beach.


Dopo 2 giorni di relax, zaino in spalla, 2 ore di pullman per Fethiye, altre 6 per Smirne e per finire un'altra ora per Selçuk. Questa cittadina ha avuto un vero e proprio boom turistico negli ultimi decenni vista la vicinanza del sito archeologico della città di Efeso, ma già da sola merita una visita.
La prima cosa che si nota è la sua antica Fortezza che domina dalla sommità di un colle tutta la città.


Nei suoi dintorni spuntano piantine di capperi e altre dai fiori colorati.


 Ai suoi piedi le rovine della Basilica di San Giovanni del VI° secolo distrutta nel 1402.



Poco distante la Moschea Isa Bey del XIV° secolo.



E per finire, poco fuori dal centro, le rovine di una delle 7 meraviglie del mondo antico: il Tempio di Artemide. Oggi purtroppo non rimane nulla o quasi di questo edificio che, per dimensioni e bellezza architettonica, fu inserito in questo famoso elenco.


Un'altra cosa che mi ha colpito di questa cittadina è la piacevole presenza di diverse specie animali, che condividono gli spazi con gli abitanti e i turisti.
Primi fra tutti i gatti! Onnipresenti in tutto il viaggio!




Poi le cicogne, numerosissime, che nidificano sulla sommità di qualche rovina.



E che dire di questo piccolo bar? Un'oasi ombrosa dove mentre si gusta un tè, papere, conigli e diverse specie di uccelli ti fanno compagnia.




E poi Efeso!
Mozzafiato.
Uno dei siti archeologici più noti e meglio conservati. Tra le sue rovine: 
il Teatro


il Tempio di Adriano



e la fantastica Biblioteca di Celso




Ed ora eccomi ancora ad affrontare un nuovo viaggio in pullman.... non ne posso più!
Stavolta le ore sono 11!
Ma se la meta è Istanbul sono disposto a sopportare.
Questa megalopoli è l'unica al mondo che si estende tra due continenti (Europa ed Asia).
Fu capitale di diversi imperi: romano, bizantino, ottomano.
Nel corso della sua lunga storia, cambiò più volte nome, Bisanzio, Costantinopoli e per finire Istanbul.
Da vedere c'è parecchio
Il Palazzo Topkapi, una sorta di Versailles ottomana fondata nel 1459 che ospitava i sultani in una serie di edifici, giardini e chioschi.


La moschea Blu, terminata nel 1616.



Santa Sofia, nata come chiesa nel 537, venne trasformata in moschea nel 1453. La grandiosa cupola che la caratterizza è stata da esempio per le successive costruzioni.



La Cisterna Basilica, un luogo veramente magico. Costruita nel 532, misura 140x70 metri, 12 file di 28 colonne alte 9 metri sostengono la struttura, che all'epoca serviva da enorme serbatoio d'acqua per le esigenze idriche della città.



La Torre di Galata, dalla quale si gode un bellissimo panorama a 360° della città. 





E poi i mercati: un tripudio di colori e profumi.





Spero di avervi fatto innamorare della Turchia tanto quanto lo sono io!

sabato 24 agosto 2013

La Dipladenia: il tocco di colore che mancava!

Dopo una vacanza di una decina di giorni, ho fatto ritorno nel mio piccolo giardinetto. Tutto a posto, nessuna perdita, solo qualche piantina un pò sofferente, ma nulla di irreparabile! Ma di fiori neanche l'ombra! Certo siamo ormai a fine agosto e le fioriture primaverili sono ormai un lontano ricordo... anche se, a dire il vero, l'ibisco quest'anno è stato molto generoso nella fioritura, ed ancora adesso è carico dei suoi bellissimi fiori. Ma avevo voglia di colorarlo ulteriormente. Tempo di disfare le valigie, ed eccomi nel mio garden di fiducia alla ricerca di piante fiorite.
Ad un certo punto eccola. Penso subito: è ciò che cercavo!



Non ho mai avuto una Dipladenia (o Mandevilla, altro nome con il quale è conosciuta), l'avevo già vista altre volte, ma non mi sono mai azzardato a portarmela a casa, ma sapevo che era solo questione di tempo. D'altronde, come si fa a resisterle? Ha un bel fogliame, fiori a volontà e di una simpatica forma a trombetta che si apre in cinque lembi che danno al fiore la caratteristica forma.
Arriva dal sud America, ed è un arbusto sempreverde a portamento rampicante (o ricadente se sprovvista di sostegno).
La sua famiglia è composta da circa una trentina di specie e, considerata la zona di origine, deve essere riparata in serra o in casa nel periodo invernale mantenendola ad una temperatura minima di 12 - 14° (a meno che non abbiate la fortuna di vivere in un luogo a clima mite dove potrete lasciarla all'aperto), è bene sapere che il periodo di "riposo" è necessario per avere la fioritura l'anno successivo.




Come dicevo prima, ha un rigoglioso fogliame di un bel verde intenso, liscio e di consistenza coriacea.
I fiori compaiono in estate e si protraggono fino all'autunno inoltrato,
la colorazione varia dal bianco al rosa fino ad arrivare ad un bel color porpora. In primavera ed in estate ha bisogno di abbondanti annaffiature, che andranno poi ridotte con l'arrivo dell'autunno. Ama le nebulizzazioni che le apportano la giusta umidità. La potatura è importante: a fioritura ultimata è bene tagliare drasticamente tutti i rami nuovi dell'anno, si andrà così a stimolare la pianta a produrne di nuovi, che le daranno un aspetto compatto e rigoglioso. In primavera è possibile moltiplicarla per talea: bastano dei rametti di circa 7 - 8 cm dai quali vanno tolte le foglie più in basso. A questo punto si immerge la parte dove è stato effettuato il taglio (meglio se fatto in diagonale) nell'ormone radicante e si piantano in un vaso con una miscela di torba e sabbia.
Si bagna abbondantemente il terriccio, e si chiude il tutto con un sacchetto che garantirà una temperatura ed un'umidità costanti. Il sacchetto va rimosso ogni tanto per eliminare la condensa e per verificare l'umidità del terreno. Se spunteranno nuovi germogli significa che ha radicato!
Una raccomandazione: fate attenzione se avete bimbi o animali, la pianta è velenosa se ingerita!

giovedì 8 agosto 2013

La Palma del Madagascar



State tranquilli, non mi trovo sull'isola misteriosa del romanzo di Jules Verne! Nonostante il suo aspetto misterioso e un pò preistorico, sono sempre nel mio piccolo giardino.
Questa pianta succulenta arriva comunque da un isola: il Madagascar.
Non che io ci sia stato (anche se devo ammettere che mi piacerebbe molto)! La si trova facilmente in commercio ed il suo nome è Palma del Madagascar, infatti il Pachipodio (dal greco "pachis" grosso e "podos" piede) è diffuso appunto in quest'isola e in Africa meridionale.
E' una pianta caratterizzata da un fusto succulento con base allargata che verso l'apice si restringe. Da quest'ultimo spuntano le foglie coriacee di un color verde brillante.



Il Pachipodium nei paesi di origine e dove il clima lo consente, oltre a raggiungere vari metri di altezza, durante il periodo estivo produce una vistosa fioritura che, a seconda della specie, varia dal bianco al rosso all'arancio. Purtroppo viste la nostre latitudini e anche al fatto che vegeta in vaso, dubito che riuscirò mai a vederla; comunque, se volete farvi un'idea, nel post Jardin de Cactus potete vedere un esemplare fiorito.
Tra le varie specie, la più diffusa è senza dubbio il Pachypodium Lamerei (la mia dovrebbe essere proprio quella) ed è caratterizzata dalle grosse spine presenti sul fusto e dalla fioritura bianca.



Qualche consiglio sulla sua coltivazione:
innanzitutto la terra. Il terriccio universale va benissimo, ma va mescolato a sabbia e lapilli per renderlo il più permeabile possibile.
Infatti il terriccio poco drenato e un eccesso di annaffiature, possono causare delle malattie fungine, quindi va bagnato soltanto quando il terreno è ben asciutto.
In estate vegeta benissimo all'aperto in posizione soleggiata, mentre in inverno non tollerando le temperature sotto i 10°-13°, va portato in casa in luogo luminoso e non umido (anche con sole diretto) ma sempre e comunque lontano da fonti di calore.
Lo si può moltiplicare per seme, ma risulta essere un'operazione molto difficile.