mercoledì 26 febbraio 2014

Passeggiata invernale 2 - la lanca

Domenica 23 Febbraio, finalmente il tanto desiderato sole, ha deciso di onorarci con la sua presenza.
Inutile dire che ho approfittato di questa cosa, armandomi di cesoie e quant'altro per dare un aspetto almeno dignitoso ai 25mq, che ormai sembrano più una palude che un giardino!
Ma ho comunque voluto ritagliarmi un pò di tempo per tornare a fare una bella passeggiata!
Come la scorsa, non mi sono allontanato molto da casa, infatti a pochi minuti, si trova la lanca di Soltarico.






Innanzi tutto cos'è una lanca?
In genere si forma dopo uno straripamento, quando un fiume cambia il suo pecorso, lasciando un tratto isolato più o meno lungo del vecchio alveo.
E così successe nel 1976: quando l'Adda straripò modificando il proprio percorso, creando così la lanca di Soltarico, la più lunga d'Italia con i suoi 7 chilometri.
Situata all'interno del Parco Adda Sud si estende nei territori comunali di Lodi e Cavenago d'Adda, ed è una vera e propria oasi della biodiversità.
Certo, la stagione non è delle migliori per ammirarla nel pieno della sua bellezza, le piante e i fiori sono ancora a riposo e stessa cosa per quanto riguarda le specie animali, ma il luogo merita comunque una visita.
La quiete regna sovrana, solo il verso di qualche airone in lontananza, ed ogni tanto lo sguazzare nell'acqua di altri volatili rompono il silenzio.
Ma il mostriciattolo fa un gran baccano, e li fa scappare prima che io riesca a fotografarli!



Anche le acque sono immobili: uno specchio in cui tutto si riflette.




A poca distanza suggestivi angoli con acque molto basse, sembrano una palude.


La presenza di animali è tradita da tane e nidi in gran quantità.


La flora, anche se come ho giò detto non è ancora in piena attività, sfoggia residui della scorsa stagione:
soffici ciuffi bianchi svolazzano spinti da una leggera brezza,



rossissime bacche rompono la monocromia del paesaggio.



Solo alcune piante sono già in fiore, non di certo vistosi, ma sempre di fiori trattasi!


E l'onnipresente edera si avvolge agli alberi. 


Purtroppo è già pomeriggio inoltrato; il sole sta scendendo, ed è ora di fare ritorno a casa.


Ma con una promessa: ci tornerò di nuovo, per mostrarvela in altre stagioni, sperando (mostrino permettendo) di riuscire a fotografare anche qualche animale!

domenica 23 febbraio 2014

La "vincitrice" Vinca

Scommettere su quale fiore sbocci per primo in giardino dovrebbe essere relativamente facile, più o meno si sa, tra le diverse specie, quali siano le più "frettolose" a mostrarsi.
Bucaneve, Crocus e la bellissima e minuscola Scilla, solitamente si contendono questo primato nei miei 25mq, ma, a conferma dell'andamento anomalo di quest'inverno, la Vinca stavolta ha lasciato tutti a bocca aperta!



Piantata anni fa ai piedi del pesco nano (che purtroppo in questi giorni ho dovuto rimuovere, sostituendolo con un altra piccola pianta da frutto), è rimasto per lungo tempo a condurre una vita sotto tono, tant'è che spesso neanche la si vedeva e ci si scordava della sua esistenza, sommersa da altri fiori...
Soprattutto le viole mammole, con le quali la nostra eroina Vinca (in questo post dedicatole non posso far altro che tifare a lei) ha iniziato una vera e propria battaglia.
Utilizzata come tapezzante per il suo portamento stisciante, ha trovato nella viola mammola un'acerrima nemica!



Entrambe hanno la tendenza ad allargarsi e colonizzare nuovi terreni attigui, e devo dire che fino ad ora le mammole, l'hanno sempre avuta vinta!
Ma la situazione quest'anno ha subito un vero e proprio ribaltamento, e la Vinca, forse in segno di vittoria o di sfida, ha deciso di anticipare la fioritura, gareggiando anche in questo con la mammola.
Certo, per ora si tratta di pochi fiori, ma se tutti i boccioli che ho visto, si apriranno, sarà un bello spettacolo!
Appartiene alla famiglia delle Apocinacee, ed il suo nome comune è Pervinca, che deriva dal latino vincire, cioè legare, probabilmente perchè i suoi sottili fusti si intrecciano in un intricato groviglio sul terreno.



La più comune in Italia è la Vinca Major (credo che la mia sia quella) originaria dell'Europa meridionale, e predilige posizioni fresche ed ombreggiate. Ha graziose foglie ovali contrapposte sui fusti flessibili prostrati al suolo, dai quali partono anche esili radici fibrose che consentono alla pianta di attecchire ed espandersi.
Al contrario i fusti fioriferi, sono eretti e raggiungono un'altezza di 10 cm o più, ed i fiori di un bel color azzurro/lilla sono composti da 5 lobi troncati all'apice.
Produce pure dei minuscoli frutti contenenti degli oblunghi semi.
Unico neo sta nella sua tossicità, a causa della vincistrina in essa contenuta.
Concludo il post con una poesia di Giovanni Pascoli dedicata alla "vincitrice" Vinca.
PERVINCA

So perché sempre ad un pensier di cielo
misterïoso il tuo pensier s'avvinca,
sì come stelo tu confondi a stelo,
vinca pervinca;

io ti coglieva sotto i vecchi tronchi
nella foresta d'un convento oscura,
o presso l'arche, tra vilucchi e bronchi,
lungo la mura.

Solo tra l'arche errava un cappuccino;
pareva spettro da quell'arche uscito,
bianco la barba e gli occhi d'un turchino
vuoto, infinito;

come il tuo fiore: e io credea vedere
occhi di cielo, dallo sguardo fiso,
più d'anacoreti, allo svoltar, tra nere
ombre, improvviso;

e il bosco alzava, al palpito del vento,
una confusa e morta salmodia,
mentre squillava, grave, dal convento
l'avemaria.

sabato 15 febbraio 2014

Le fatate primule

Anche se l'inverno è ancora lontano dal finire, le temperature decisamente miti di quest'anno, consentono già da ora il risveglio delle primule.
Questi piccoli e colorati fiori, annunciano con il loro arrivo, l'approssimarsi della tanto attesa primavera.
Infatti il nome primula deriva da "primus" (primo), dovuto al fatto che nel mondo vegetale è uno dei primi fiori a schiudere le proprie corolle.
Ma a quanto pare, insieme alle primule, si risvegliano dopo una lunga e profonda dormita, anche altri esseri: le fate!



Non a caso questo fiore è simbolo di giovinezza perenne, gioia e semplicità; tutte caratteristiche che si legano alla figura di queste giovani e spensierate fanciulle.
Inoltre, pare che quest'ultime , abbiano un debole per la primula, e amino sonnecchiare all'interno dei suoi profumati calici; per questo motivo, un altro nome popolare che le veniva dato era "Coppa delle fate". 




Secondo antiche leggende, la primula sarebbe la chiave che conduce al loro mondo incantato. Per accedervi altro non bisognerebbe fare che toccare con un mazzetto di questi fiori, la roccia delle fate.
Ma attenzione! La porta segreta si aprirà solo se il numero dei fiori sarà corretto, in caso contrario si andrà incontro a gravi sfortune!
Questo perchè, le alate e giocose ragazze, consentono l'accesso solo a coloro che hanno ottenuto la conoscenza attraverso vite travagliate, e puniscono l'arroganza di chi, senza preoccuparsi di aver raggiunto il sapere, si ritiene comunque adatto a varcare la soglia del loro mondo.
Quindi meglio restare nel dubbio!
In Inghilterra era usanza cospargere la soglia di casa con i suoi fiori e le sue foglie, durante la vigiglia del May Day (festività del 1° Maggio), allo scopo di attirare la benevolenza di questi esseri.
Le primule erano anche considerate preziosi amuleti, con la caratteristica di propiziare la buona sorte e l'amore vero, amplificando queste capacità se venivano poste sul cuore.
Anche erboristicamente parlando, questi fiorellini, sembrano ricondurre alle fate: ricchi di oli essenziali, hanno proprietà sedative, calmanti ed espettoranti.
Liberando le vie respiratorie, consentono il fluire benefico dell'aria, dissolvendo i blocchi interiori, portando spensieratezza, libertà e leggerezza, caratteristiche distintive delle perennemente giovani fanciulle.
Ma torniamo a cose più pratiche: si tratta di una pianta erbacea perenne, alta pochi centimetri, appartenente alla famiglia delle Primulacee, che comprende circa 500 specie diffuse nelle regioni a clima temperato.
Le foglie basali sono disposte a rosetta, mentre i fiori sono sorretti da gambi che terminano a ombrella o a spiga a seconda della specie.
Possono essere coltivate sia in vaso che in piena terra, in posizione luminosa ma al riparo dai raggi del sole diretti.
In inverno la temperatura minima non dovrebbe scendere sotto i 7°, e la massima non andare oltre i 16°, causando così una breve durata dei fiori.
Va annaffiata con regolarità nel periodo primaverile ed estivo.
Al termine della generosa fioritura, produce delle capsule contenenti i semi.



Riassumendo: sono tra i primi fiori dopo la stagione invernale, sono colorati e delicatamente profumati, si coltivano con facilità, hanno proprietà erboristiche utili alla nostra salute, possono essere usate persino in cucina per preparare frittate insalate e minestre e per concludere sono tra i fiori preferiti nientemeno che dalle fate!

domenica 9 febbraio 2014

Home sweet home - piante da appartamento

Febbraio, è un mese "preparativo" in giardino, le piante iniziano il loro risveglio dal torpore invernale e il giardiniere fa gli ultimi lavori prima che ciò avvenga in maniera più esplicita con i primi fiori: ad esempio rimuove dal terreno le foglie morte, effettua qualche potatura di rose e siepi, comincia le prime semine.
Ma tutta questa preparazione, per ora è stoppata da queste interminabili piogge che da diversi giorni insistono sui miei 25 mq e su tanti altri giardini.
Quindi oggi ho deciso di portarvi in casa!
Innanzi tutto vi devo dire che, causa scarsa illuminazione durante il periodo invernale e visto l'esiguo spazio libero, di piante non ne tengo molte, e per lo più si tratta di ospiti che "svernano" alle tiepide temperature casalinghe lasciando solo le più resistenti a patire gli umori del Generale Inverno; ma qualche pianta da appartamento, se pur di piccole dimensioni, vegeta stanzialmente tra le mura domestiche.
La prima che voglio presentarvi è un recente acquisto: il Codiaeum, meglio noto come Croton.




Purtroppo non so esattamente la varietà (anche se credo si tratti di Codiaeum variegatum), ma alla fine ciò che importa è la bellissima colorazione delle sue foglie!
Pianta sempreverde originaria dell'India meridionale del Ceylon e della Malesia, comprende una quindicina di specie commercializzate soprattutto per la bellezza del fogliame variamente colorato.
Adatto alla coltivazione in casa ed in serra, predilige temperature che si aggirano intorno ai 18-21° e necessita di esposizioni luminose ma non il sole diretto.





Al contrario ama molto l'umidità ambientale, pertanto in casa sarà bene nebulizzare il fogliame con una certa frequenza: ma attenzione alle eccessive annaffiature che potrebbero causare la perdita delle foglie e di conseguenza la morte della pianta!
Altra piantina con esgenze colturali simili è il Clorophytum comosum. 






Ha radici carnose e foglie ricurve disposte a rosetta. Produce parecchi stoloni dai quali nascono piccole piantine che radicano facilmente, rendendo semplice la sua moltiplicazione, che può comunque avvenire anche per divisioni dei cespi. In estate produce piccoli fiorellini bianchi al termine di lunghi e sottili steli. Ha foglie larghe al massimo un paio di cm  con una striscia bianca al centro della foglia.
Un'altra "faccia" nota, è quella della Sansevieria.





Originaria dell'India e dell'Africa tropicale, questa pianta erbacea, che appartiene alla famiglia della Agavaceae, ha radici rizomatose dalle quali spuntano le foglie carnose ed erette di lunghezza variabile tra i 30 cm ed il metro. A quanto pare produce un'infiorescenza biancastra a forma di spiga, ma io personalmente non l'ho mai vista. Ama la luce soffusa, una temperatura costante ed annaffiature regolari e per questi motivi è adatta alla vita in appartamento.
Termino con un'evergreen (in tutti i sensi): lo Scindaptus.
Il suo nome non vi dice nulla?
E se invece vi dico quello più comunemente usato?
Il Pothos.
Adesso si che lo riconoscete! Chi non ha in casa o in ufficio un vaso o un cesto appeso con questa pianta!


Si tratta di un sempreverde dalle foglie lucide e di un colore verde brillante che in alcuni casi hanno anche striature bianche o gialle.
Considerato un ricadente, in realtà è un rampicante.
Provvisto di radici aeree, viene coltivato per la sua resistenza e per la facilità di coltivazione, oltre per la grande capacità di adattamento.




Piccola parentesi sulla mia esperienza con questa "facile" pianta. Non per smentire quello che ho appena scritto ma vi posso garantire che ho tentato diverse volte di coltivarlo, senza il benchè minimo risultato, o meglio uno lo ottenevo: schiattava!
Adesso lo tengo con le radici nell'acqua invece che in terra e devo dire che cresce bene e lo moltiplico con grande facilità!
Quindi consiglio questo metodo a chi, come me, per qualche strana alchimia, non ha problemi con piante considerate "difficili" mentre non trova una soluzione con il Pothos, solitamente consigliato ai pollici più neri del nero!